
Uno studio condotto sui dati dello UK Medical Cannabis Registry ha fornito indicazioni incoraggianti sull’effetto della cannabis terapeutica sui sintomi della patologia e sulla qualità di vita dei pazienti.
Per chi soffre di fibromialgia, il dolore cronico e diffuso, i disturbi del sonno e altre manifestazioni come le disfunzioni digestive e cognitive sono esperienza comune. Le conseguenze si riflettono sulla capacità di svolgere le normali attività quotidiane e lavorative e su una maggiore incidenza di comorbilità psichiatriche e di fatigue.
A completare il quadro si aggiunge il fatto che, attualmente, le opzioni terapeutiche efficaci sono limitate: le prove cliniche a sostegno dei trattamenti farmacologici sono scarse e anche le strategie non farmacologiche, basate principalmente su interventi di tipo psicologico, finora hanno dimostrato un’efficacia limitata.
Emerge quindi la necessità di sviluppare approcci di tipo diverso. In questo contesto, in base all’ipotesi che un deficit di attività degli endocannabinoidi possa avere un ruolo nella fisiopatologia della fibromialgia, i prodotti medicinali a base di cannabis rappresentano un ambito di interesse per la ricerca. Sebbene le prove di alta qualità a sostegno della loro efficacia siano ancora limitate, alcuni studi hanno messo in luce il contributo di questi prodotti nel migliorare i sintomi del dolore anche nel caso specifico della fibromialgia, a fronte di un buon profilo di sicurezza.
Partendo dai dati raccolti nello UK Medical Cannabis Registry, un gruppo di ricercatori inglesi ha valutato l’effetto dei medicinali a base di cannabis sui sintomi specifici della fibromialgia, sulla qualità di vita correlata alla salute, sull’ansia e sul sonno.
L’effetto sui sintomi
Nello studio sono stati inclusi 306 pazienti che avevano ricevuto la prescrizione per medicinali a base di cannabis con indicazione specifica per la fibromialgia, e che li avevano assunti per almeno un mese. L’età media era 45 anni e il campione era costituito in larga maggioranza (215 pazienti, 70,3%) da donne, essendo la patologia maggiormente diffusa nel genere femminile.
Per quanto riguarda l’utilizzo di cannabis, al basale il 49% circa dei partecipanti (149 soggetti) era consumatore, il 13% (41 soggetti) era ex consumatore e il 38% (116 soggetti) non ne aveva mai fatto uso.
Le forme più utilizzate erano gli oli (118 pazienti, 41%) o una combinazione di oli e infiorescenze essiccate (137 pazienti, 47%), e le dosi mediane di THC e CBD erano, rispettivamente, di 100 e 20 mg al giorno.
I patient-reported outcome valutati riguardavano la gravità dei sintomi della fibromialgia (misurati attraverso la Fibromyalgia Symptom Severity Scale), la qualità del sonno (valutata con la Single-
Item Sleep Quality Scale, SQS), il dolore (misurato con la scala VAS-Pain), il disturbo d’ansia generalizzato (valutato con la General Anxiety Disorder Scale, GAD-7) e la qualità di vita correlata alla salute (misurata con il questionario EQ-5D-5L). Tutti i parametri sono stati valutati al basale e a 1, 3, 6 e 12 mesi dall’inizio del trattamento.
L’analisi dei dati ha indicato un miglioramento statisticamente significativo del punteggio globale relativo alla qualità di vita correlata alla salute a tutte le rilevazioni temporali rispetto al basale. Le misure relative alla severità dei sintomi, alla qualità del sonno e al dolore presentano miglioramenti a 1, 3 e 6 mesi di follow up. Per il disturbo d’ansia generalizzato, invece, la differenza rispetto al basale è significativa a 1 e 3 mesi.
I pazienti che facevano o avevano fatto uso di cannabis in precedenza presentavano una maggiore risposta al trattamento rispetto ai soggetti naïve.
I ricercatori hanno valutato anche, come outcome secondario, la variazione nel consumo di oppioidi rispetto al basale, rilevando una riduzione della prescrizione di oppioidi a 3 mesi e al termine del follow up, valutata dagli autori non clinicamente significativa.
Dal punto di vista della safety, sono stati registrati 979 eventi avversi in 72 pazienti (23,5%), i più comuni dei quali sono la fatigue (75 soggetti; 24,5%), la xerostomia (69 soggetti; 22,5%), la riduzione della concentrazione (66 soggetti; 21,5%) e la letargia (65 soggetti; 21,2%).
Indicazioni positive da approfondire
«I risultati dello studio indicano un miglioramento dei sintomi specifici della fibromialgia, della qualità del sonno, dell’ansia e della qualità di vita correlata alla salute a seguito del trattamento con medicinali a base di cannabis, che sono anche in generale ben tollerati nonostante un’incidenza più alta di eventi avversi in questa popolazione rispetto ai pazienti con altre condizioni inseriti nel Registro» commentano i ricercatori. «Quest’analisi può fornire informazioni importanti per la pratica clinica e può aiutare a progettare i necessari studi randomizzati e controllati».
Reference
Wang C, Erridge S, Holvey C, et al. Assessment of clinical outcomes in patients with fibromyalgia: analysis from the UK Medical Cannabis Registry. Brain Behav. 2023 Jul;13(7):e3072.