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Le buone potenzialità degli endocannabinoidi nel trattamento delle cefalee

Per contrastare gli effetti spesso debilitanti delle cefalee e dell’emicrania sono necessari nuovi trattamenti; per i cannabinoidi i risultati finora disponibili sono incoraggianti

 

Chi ne soffre sa quanto la cefalea possa influire sulla qualità della vita, e anche l’Organizzazione mondiale della sanità ne riconosce l’impatto negativo, classificandola tra le dieci principali cause di disabilità.

Le terapie farmacologiche, sia per la fase acuta sia con obiettivo preventivo, hanno dimostrato un’efficacia limitata e sono correlate a effetti collaterali che, in alcuni casi, le rendono poco tollerate, come affaticamento, eruzioni cutanee, vertigini, stitichezza e aumento di peso. Inoltre, l’abuso dei farmaci per contrastare il mal di testa può avere come conseguenza un peggioramento della condizione, instaurando così un circolo vizioso difficile da spezzare.

Esiste quindi la necessità di sviluppare nuovi trattamenti. In questo senso, i prodotti medicinali a base di cannabis rappresentano un’opzione interessante: sono disponibili, infatti, evidenze promettenti da trial clinici nel trattamento del dolore cronico, compresa la cefalea, e anche dati di real life che ne suggeriscono una potenziale efficacia.

 

Lo stato dell’arte delle conoscenze

In una review pubblicata nel 2021, un gruppo di ricerca statunitense ha raccolto i dati presenti in letteratura con l’obiettivo di stabilire se i prodotti medicinali a base di cannabis possano essere utilizzati come trattamento alternativo per la gestione di cefalea ed emicrania [1].

I ricercatori hanno selezionato e analizzato 34 studi pubblicati tra il 1987 e il 2020, nei quali era stata utilizzata la cannabis medica per il trattamento di emicrania e cefalee.

Dall’analisi della letteratura sono emersi dati incoraggianti, per quanto non sempre concordi, sull’efficacia terapeutica della cannabis nel mitigare l’emicrania e nel ridurre la durata e la frequenza degli attacchi. Negli studi sono riportati benefici sia a breve sia a lungo termine, in termini di diminuzione dell’assunzione giornaliera di analgesici, dipendenza e intensità del dolore.

In alcuni casi, i pazienti riferiscono un miglioramento persistente del benessere fisico e psicologico con l’utilizzo a lungo termine dei prodotti medicinali a base di cannabis.

Inoltre, nonostante alcuni effetti collaterali, i pazienti nel complesso sono favorevoli all’uso della cannabis medica in aggiunta o in sostituzione delle terapie farmacologiche, e c’è un sostanziale consenso sull’indicazione all’uso di questi prodotti a fallimento dei trattamenti di prima e seconda linea.

L’analisi ha evidenziato anche che il metodo principale di assunzione della cannabis è il fumo, seguito dalla vaporizzazione.

Non è stato possibile individuare un dosaggio ideale per l’alta variabilità tra gli studi e tra i pazienti, ma alcuni studi indicano buoni risultati per l’utilizzo delle combinazioni di THC+CBD a scopo profilattico o durante un episodio acuto.

«I benefici terapeutici della cannabis dovrebbero essere studiati approfonditamente con trial di qualità, per determinare anche il tipo di prodotto, il metodo di somministrazione e la dose più indicati in caso di emicrania e cefalea croniche, e i possibili effetti a lungo termine» concludono gli autori della review.

 

Nuovi dati sul trattamento delle cefalee

Uno studio condotto nel Regno Unito ha concentrato l’attenzione sull’efficacia dei cannabinoidi nel trattamento delle cefalee nello specifico, valutando outcome clinici e legati alla qualità di vita [2].

I ricercatori hanno analizzato una serie di casi inclusi nello UK Medical Cannabis Registry, con l’obiettivo di valutare le variazioni nelle misure dei patient-reported outcome dopo il trattamento con i cannabinoidi.

Nello studio sono stati inclusi 97 pazienti (55 uomini e 42 donne) con età media di 38 anni e diagnosi di cefalea. I dati relativi ai patient-reported outcome sono stati raccolti, tramite questionari validati, al basale e successivamente al follow up a 1, 3 e 6 mesi.

Il 77% dei soggetti inclusi (75) non aveva mai fumato o aveva cessato il fumo, mentre oltre la metà (54 pazienti, 56%) utilizzava abitualmente cannabis al momento dell’arruolamento.

La tipologia più comune di cefalea era l’emicrania (82 soggetti, 84,5%).

La somministrazione dei cannabinoidi avveniva, nella maggior parte dei casi, sia attraverso la vaporizzazione dei fiori sia per via orale o sublinguale sotto forma di olio.

Come patient-reported outcome i ricercatori hanno considerato l’impatto della cefalea/emicrania in termini di:

  • entità del dolore
  • grado di disabilità e stress psicologico (misurato attraverso l’Headache Impact Test-6, HIT-6, e il Migraine Disability Assessment, MIDAS)
  • effetto sulla qualità di vita (misurato con EQ-5D-5L)
  • severità del disturbo d’ansia generalizzata (misurata con il Generalized Anxiety Disorder-7, GAD-7)
  • qualità del sonno (misurata con la Single-Item Sleep Quality Scale, SQS).

 

L’analisi dei dati ha indicato un miglioramento statisticamente significativo rispetto al baseline per i valori di HIT-6, MIDAS, EQ-5D-5L e SQS si a 1 sia a 3 sia a 6 mesi, mentre per GAD-7 la differenza era significativa a 1 e 3 mesi di follow up.

Sono stati analizzati anche gli eventi avversi, in tutto 113 in 17 soggetti: nella maggior parte dei casi sono stati classificati come lievi, e i più comuni sono risultati la secchezza delle fauci e il mal di testa.

«Nei pazienti con cefalea, il trattamento con cannabinoidi presenta un buon profilo di safety ed è associato a un miglioramento della qualità della vita e dei patient-reported outcome specifici per la condizione. Questi risultati possono essere quindi tenuti in considerazione per la pratica clinica» commentano i ricercatori inglesi. «Inoltre, è auspicabile che siano condotti trial controllati randomizzati per confermare l’efficacia di questi prodotti nella cefalea».

 

Focus sull’emicrania

Per approfondire le conoscenze sui possibili meccanismi d’azione dei cannabinoidi nell’emicrania, un gruppo di ricerca internazionale, che comprende anche ricercatori italiani delle università di Ferrara e Padova, ha sviluppato un modello animale dell’emicrania per indagare gli effetti del cannabidiolo (CBD), uno dei principali componenti della cannabis, in termini di mitigazione dei sintomi rilevanti di questa condizione [3].

È stato quindi messo a punto un modello animale di emicrania acuta e cronica che prevede l’insorgenza di allodinia cefalica, dolore, fotofobia e comportamento simile all’ansia a seguito della somministrazione di CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina) esogeno in maschi e femmine di topi.

Per prima cosa, sono stati valutati gli effetti del peptide: una singola somministrazione di CGRP ha indotto ipersensibilità facciale nei topi di entrambi i sessi, mentre il trattamento ripetuto ha provocato una riduzione progressiva dei livelli di soglia per l’allodinia nelle femmine, ma non nei maschi.

I ricercatori hanno quindi effettuato una singola somministrazione di CBD prima dell’iniezione del peptide, verificando un effetto protettivo nei confronti dell’allodinia periorbitale nei topi sia maschi sia femmine. Il trattamento ripetuto, invece, ha evitato l’aumento dei livelli basali di allodinia indotti dalla somministrazione continuata di CGRP solo nelle femmine.

I ricercatori hanno poi iniettato il CBD dopo il CGRP, per valutarne gli effetti sui sintomi indotti dal peptide: il CBD ha invertito l’effetto di allodinia, ha ridotto il dolore nelle femmine, ha bloccato l’ansia nei topi maschi, ma non ha protetto le femmine dalla fotofobia.

«I dati ottenuti con questo modello dimostrano l’efficacia del CBD sia quando viene iniettato prima del fattore scatenante dell’emicrania sia quando viene somministrato successivamente» commentano gli autori della ricerca. «Questo risultato suggerisce l’efficacia del CBD sia nel prevenire sia nel trattare condizioni simili all’emicrania episodica e cronica, con un rischio ridotto di causare mal di testa dovuto a un uso eccessivo di farmaci».

 

 

Reference

  1. Poudel S, Quinonez J, Choudhari J, et al. Medical cannabis, headaches, and migraines: a review of the current literature. Cureus. 2021 Aug 24;13(8):e17407.
  2. Nicholas M, Erridge S, Bapir L, et al. UK medical cannabis registry: assessment of clinical outcomes in patients with headache disorders. Expert Rev Neurother. 2023;23(1):85-96.
  3. Sturaro C, Fakhoury B, Targowska-Duda KM, et al. Preclinical effects of cannabidiol in an experimental model of migraine. Pain. 2023 Nov 1;164(11):2540-2552.