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Il trattamento con cannabinoidi a uso medico potrebbe essere utile per contrastare i disturbi del sonno e altri sintomi nelle persone con tumore

Negli adulti, l’insonnia è un disturbo che interessa una quota variabile tra il 33 e il 50 per cento della popolazione generale, ma per alcuni sottogruppi la prevalenza è significativamente più elevata: tra i pazienti oncologici, per esempio, la percentuale di chi soffre di insonnia è tripla, e la maggiore diffusione si riscontra tra chi soffre di tumore della mammella.

In molte di questi pazienti, l’insonnia è correlata a stress emotivo, difficoltà nel decorso postoperatorio ed effetti collaterali del trattamento ormonale, per esempio vampate di calore e sudorazione notturna. Questi effetti negativi si riflettono sulla qualità di vita, sulla situazione clinica e sulla prognosi a lungo termine.

Le opzioni terapeutiche disponibili, che comprendono trattamenti farmacologici, terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento, agopuntura e misure di igiene del sonno, finora hanno dato risultati variabili in termini di efficacia.

Tra i possibili trattamenti dell’insonnia che sono attualmente oggetto di studio rientra anche la cannabis terapeutica.

In un lavoro di recente pubblicazione, un gruppo di esperti statunitensi ha discusso lo stato della ricerca sulla cannabis come trattamento per l’insonnia, presentando il caso di una paziente con tumore della mammella.

Il caso di studio

La paziente è una quarantanovenne con una storia di carcinoma duttale invasivo, che si è presentato 12 anni fa con una massa di 2 centimetri nella mammella sinistra e due linfonodi positivi. La paziente è stata sottoposta a mastectomia sinistra con dissezione dei linfonodi ascellari e ricostruzione immediata, e a una mastectomia destra con l’obiettivo di ridurre il rischio, ma senza riscontrare segni di tumore nella mammella. Ha ricevuto anche un trattamento chemio e radioterapico dopo la chirurgia e ha iniziato la terapia con tamoxifene, poi interrotta per intolleranza e ripresa con toremifene.

Tre anni fa la PET-TC ha riscontrato metastasi diffuse che coinvolgono il tessuto molle sottocutaneo del seno sinistro, i noduli polmonari bilaterali, i linfonodi mediastinici e il linfonodo cervicale destro; sono state rilevate anche lesioni ossee. La paziente è stata trattata con palbociclib e letrozolo, goserelin e acido zoledronico; attualmente continua ad assumere palbociclib e letrozolo ed è in remissione.

Durante il trattamento, la donna ha riferito insonnia e mal di testa secondari all’assunzione di palbociclib, oltre a neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia, ansia, costipazione, affaticamento e nausea.

Per contrastare l’ansia, la paziente ha riferito di aver utilizzato l’olio di cannabidiolo (CBD), che ha portato benefici, e ha chiesto informazioni sulla cannabis terapeutica per trattare gli altri sintomi, in particolare l’insonnia, la scarsa qualità generale del sonno e il dolore associato al mal di testa frontale, che si presentava con più episodi settimanali e che era spesso accompagnato da nausea.

Dopo la valutazione dei benefici e dei rischi, ha iniziato il trattamento con un regime che prevedeva l’assunzione di 2,5 mg di THC e di 2,5 mg di CBD in un rapporto 1:1 all’inizio della giornata, e di 5 mg di THC e 0,25 mg di gocce di tintura di CBD la sera.

Utilizzato per 5 sere a settimana, il trattamento ha migliorato l’insonnia, il mal di testa e l’ansia, senza provocare effetti avversi.

Uno sguardo al presente e al futuro

Finora solo pochi studi hanno valutato l’efficacia della cannabis considerando il sonno come outcome primario, e i dati sono ancora più limitati nella popolazione dei pazienti oncologici.

In altre popolazioni, per esempio soggetti con sindrome delle apnee ostruttive del sonno e con fibromialgia, i trial hanno indicato un miglioramento del sonno associato a nabilone rispetto sia a placebo sia ad amitriptilina. Altri studi, che consideravano il sonno come outcome secondario, hanno dato risultati favorevoli per i cannabinoidi in termini di riduzione dei disturbi del sonno e di miglioramento generale della sua qualità.

«Il caso presentato evidenzia il potenziale beneficio che la cannabis può avere sull’insonnia, sulla gestione dei sintomi della malattia e sulla qualità generale della vita nei pazienti con tumore. Poiché la cannabis può aiutare a contrastare anche altri sintomi della patologia, come la nausea indotta dalla chemioterapia o il dolore neuropatico periferico, potrebbe rappresentare un’opzione terapeutica da prendere in considerazione. In questo caso, per esempio, la paziente ha avuto un miglioramento significativo anche del mal di testa e dell’ansia, oltre che della qualità complessiva del sonno» commentano gli autori. «Sono necessari studi prospettici e randomizzati che prendano in considerazione l’insonnia come outcome primario nei pazienti con tumore, e che ne valutino la sicurezza, la tollerabilità, il dosaggio e l’efficacia terapeutica rispetto ai trattamenti attuali, oltre che l’eventuale effetto sulle terapie ormonali, sull’immunoterapia e sulla sopravvivenza».

Reference

Jafri S, Hansen E, Fuenmayor R, Case AA. Medical cannabis for insomnia in a patient with advanced breast cancer. J Pain Symptom Manage. 2023;65(5):e497-e502.