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Un aiuto dai cannabinoidi contro nausea e vomito da chemioterapia

Uno studio australiano ha valutato l’efficacia e la safety di un estratto di THC:CBD nella prevenzione di queste condizioni, in una popolazione di soggetti refrattari ai trattamenti antiemetici

 

La nausea e il vomito sono tra gli effetti avversi più comuni indotti dalla chemioterapia, nonostante gli interventi per contrastarli siano definiti nelle linee guida internazionali e applicati nella pratica clinica.

Emerge quindi la necessità di affiancare alle terapie antiemetiche approvate e normalmente utilizzate, nuove strategie terapeutiche efficaci per alleviare la nausea e il vomito nei pazienti sottoposti alla chemioterapia.

Alcuni studi hanno fornito indicazioni sulla capacità della cannabis medica contenente THC di ridurre queste sgradevoli conseguenze della terapia, a fronte però di effetti collaterali come vertigini, sedazione, ansia e disturbi psicomotori, che rendono questi prodotti poco adatti alla profilassi. Un’alternativa che può risultare vantaggiosa è rappresentata dagli estratti di cannabis che contengono sia THC sia CBD, in quanto l’aggiunta di CBD può contrastare gli effetti negativi sul sistema nervoso, ridurre l’ansia e migliorarne l’efficacia terapeutica e la tollerabilità.

Per verificare questa ipotesi, un gruppo di ricerca australiano ha condotto uno studio di fase II/III randomizzato e controllato con placebo che mirava a valutare l’efficacia di un estratto di THC:CBD somministrato per via orale nella prevenzione della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia [1].

 

I risultati della fase II

Nello studio, multicentrico e in doppio cieco, sono stati inclusi pazienti che manifestavano sintomi di nausea e vomito da chemioterapia refrattari ai trattamenti antiemetici raccomandati nelle linee guida. Il disegno del trial, di tipo crossover, prevedeva nel primo ciclo (ciclo A) la randomizzazione dei partecipanti a ricevere un trattamento con l’estratto contenente 2,5 mg di THC e altrettanti di CBD (da 1 a 4 capsule 3 volte al giorno, con auto titolazione da parte del paziente sulla base dei propri disturbi) o un placebo, dal giorno prima della chemioterapia a 5 giorni dopo. Nel secondo ciclo (ciclo B) i pazienti che avevano ricevuto il trattamento con estratto di cannabis assumevano il placebo e viceversa, mentre nel terzo ciclo (ciclo C) erano invitati a scegliere il regime preferito.

L’endpoint primario era la quota di partecipanti con risposta completa, definita come assenza di sintomi e di necessità di farmaci di salvataggio nel periodo di trattamento (da 0 a 120 ore dalla chemioterapia).

Nella fase II dello studio, sono stati analizzati i dati dei 72 pazienti (su 81 arruolati) che hanno completato i cicli A e B: la percentuale di pazienti che ha ottenuto una risposta completa è aumentata dal 14% al 25% con l’aggiunta di THC:CBD alle terapie antiemetiche standard rispetto al placebo, indipendentemente dal fatto di ricevere prima l’estratto di cannabis o il placebo. Si osserva un effetto simile anche per gli altri parametri secondari misurati: rispetto al placebo, infatti, l’aggiunta dell’estratto di cannabis ha aumentato la quota di pazienti senza emesi, che non hanno avuto necessità di utilizzare farmaci di salvataggio, che non hanno avuto una nausea significativa e che hanno ottenuto punteggi migliori nelle misure della qualità di vita.

Per quanto riguarda la safety, gli eventi avversi rilevati di grado 3 e 4 sono stati attribuiti alla chemioterapia, mentre il 31% dei partecipanti (22 soggetti) ha riferito eventi avversi moderati-gravi correlabili con l’assunzione dei cannabinoidi, come sedazione, disorientamento o vertigini. Nonostante questo, oltre 8 pazienti su 10 (83%) hanno preferito il trattamento con il cannabinoide rispetto al placebo nel terzo ciclo del trial.

 

I dati definitivi

Di recente, al congresso ASCO 2023, sono stati presentati i risultati finali combinati delle fasi II e III, relativi ai 147 pazienti arruolati in totale tra il 2016 e il 2022 [2].

La percentuale di pazienti che ha ottenuto una risposta completa con il cannabinoide è stata del 24% rispetto all’8% del placebo. I risultati relativi agli outcome secondari e alla safety confermano quelli della fase II.

«In questo trial, l’aggiunta del cannabinoide orale alla terapia antiemetica profilattica indicata nelle linee guida è risultata efficace in una popolazione di soggetti refrattari per la prevenzione della nausea e del vomito indotti dalla chemioterapia, e può quindi rappresentare una nuova opzione terapeutica da considerare nella gestione di queste condizioni» commentano gli autori dello studio.

 

Reference

  1. Grimison P, Mersiades A, Kirby A, et al. Oral THC:CBD cannabis extract for refractory chemotherapy-induced nausea and vomiting: a randomised, placebo-controlled, phase II crossover trial. Ann Oncol. 2020;31(11):1553-60.
  2. Mersiades A, Kirby A, Stockler MR, et al. Cannabis extract for secondary prevention of chemotherapy-induced nausea and vomiting: Results of a phase II/III, placebo-controlled, randomised trial. Journal of Clinical Oncology 2023;41(16_suppl):12019